Aspetto biologico della determinazione qualitativa della condizione di cittadinanza in relazione al genere di appartenenza

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    *Dell’aspetto biologico.



    Partiamo da un dato: le femmine vivono più a lungo dei maschi (la loro speranza di vita in Italia è di 84,9 anni contro 80,3 dei maschi).

    Le principali cause di morte – tumori, malattie cardiocircolatorie (per esempio l’infarto) e malattie cerebrovascolari (per esempio l’ictus) – sono le stesse per gravità, ma a morire sono in media di più gli uomini (il tasso di mortalità per 100mila abitanti in Italia è rispettivamente per le tre patologie di 332,03 per gli uomini e 187,26 per le donne per i tumori, 135,74 e 72,97 per le cause cardiocircolatorie e 87,99 e 73,96 per quelle cerebrovascolari).


    Questa differenza significativa nell’aspettativa di vita tra maschi e femmine la ritroviamo in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea: ad esempio, nel 2015, nell’Ue la media era di 83,3 anni per le femmine e di 77,9 anni per i maschi, con un divario di 5 anni e mezzo. Tra gli Stati membri, la differenza tra le femmine e i maschi varia dai 10-11 anni in Lettonia e Lituania a poco meno di 4 anni in Danimarca, Irlanda, Cipro, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito.

    Le femmine sono il 5 % più degli uomini nell’Ue.

    Come conseguenza di un’aspettativa di vita più lunga, nell’Ue ci sono più femmine che maschi, con 105 femmine ogni 100 maschi (5 % in più) nel 2016. Questo succede in quasi tutti gli Stati membri, con differenze più marcate in Lettonia (18 % in più), Lituania (17 % in più) ed Estonia (13 % in più), mentre Lussemburgo, Malta e Svezia hanno un numero di maschi leggermente superiore alle femmine.

    Il numero di femmine che vivono sole con i figli è sette volte superiore a quello dei maschi (questo dato si riallaccia alla legislazione relativa alle separazioni nettamente a favore delle femmine; la considerazione si può allargare all’intera UE: è la legislazione dei singoli stati nel complesso, espressa a livello europeo, ad essere evidentemente favorevole al sesso femminile).

    Se analizziamo il modo di vivere delle femmine e dei maschi – coppie, single, con o senza figli – si possono vedere numerose differenze. Nell’Ue nel 2016, il 7,7 % le femmine di età 25-49 anni vive sola con i figli, rispetto all’1,1 % dei maschi della stessa età. Per i single senza figli nella stessa classe d’età, la percentuale è del 9,5 % per le femmine e del 16,1 % per i maschi.

    Un altro gruppo che presenta ampie differenze tra le femmine ei maschi sono i single che hanno 65 anni o più: la percentuale di anziane che vivono da sole (40,1 %) è doppia di quella degli anziani (19,7 %).

    Cause di morte

    Tumori, malattie cardiocircolatorie (per esempio l’infarto) e malattie cerebrovascolari (per esempio l’ictus) sono le tre cause di morte più comuni sia per le femmine che per i maschi nell’Ue.
    Per le tre tipologie, le morti tra i maschi sono più frequenti di quelle fra le femmine: nell’ Ue nel 2014, 349 maschi su 100.000 sono morti di tumore mentre le femmine sono state 201, 171 maschi ogni 100.000 sono morti per malattie cardiache a fronte di 94 femmine e 93 maschii per 100.000 sono morti per malattie cerebrovascolari contro 79 femmine.

    Soddisfazione per la propria vita

    Maschi e femmine sono egualmente felici della propria vita
    Come già menzionato vi sono ampie differenze nella vita delle cittadine e dei cittadini Uei; tuttavia, quando si misura la soddisfazione per la propria vita la percezione che se ne ha è quasi uguale. In media nell’Ue, nel 2013 le femmine dai 16 anni in su valutano la propria soddisfazione di vita a 7,0 in una scala da 0 a 10, mentre i maschi la valutano 7,1. Nella maggior parte degli Stati membri il punteggio o è uguale o differisce di 0,1.

    In sintesi, anche dal quadro statistico sulle condizioni di salute e soddisfazione della propria vita, che qui emerge, non si rileva alcun “patriarcato” in essere anzi, al contrario, è possibile rilevare una sostanziale parità di soddisfazione della vita per entrambi i sessi, nonostante l’aspettativa di vita sia nettamente inferiore per i maschi rispetto alle femmine.
     
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