Aspetto statale della determinazione qualitativa della condizione di cittadinanza in base al genere di appartenenza

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    Dell’aspetto statale

    Dalle origini ai nostri giorni, il ruolo femminile.

    Estrapoliamo da un articolo a firma di Livia Turco pubblicato sulla Fondazione Nilde Iotti; un articolo scritto da una politica di sinistra, sullo spazio web di una fondazione dedicata ad una politica di sinistra: questa nota è importante perché è quello che una politica emancipata scrive di suo pugno su ciò che pensa sia accaduto; nessun condizionamento quindi, nessun “patriarca occulto” che dipinge una realtà di comodo o inesistente:

    “Le donne sono state protagoniste della nascita e della costruzione della nostra Repubblica.
    Hanno partecipato alla battaglia di liberazione contro il fascismo ed il nazismo, per la libertà e la democrazia. Hanno conquistato attraverso il loro impegno, che si è dispiegato a partire dal Risorgimento, il diritto di voto e si sono mobilitate per convincere le cittadine ad esercitare questo loro fondamentale
    diritto. Appello che fu raccolto e nel 1946 la stragrande maggioranza delle donne andarono a votare. Le donne hanno contribuito alla stesura della Costituzione e poi hanno determinato il cambiamento profondo della nostra società, i suoi costumi e valori, le sue condizioni di vita, le sue leggi.

    La Repubblica italiana può dunque essere definita di donne e di
    uomini, essa ha delle madri e dei padri. Proprio perché le donne come gli uomini ne sono state pienamente protagoniste. Ma le donne sono state le protagoniste fondamentali del cambiamento successivo, quello che ha cercato di inverare i valori della nostra Costituzione. Lo si può leggere attraverso le leggi che hanno cambiato l’Italia e che hanno avuto come autrici le donne, sia nei movimenti autonomi, sia nei partiti che nelle istituzioni.

    In questo piccolo libro raccogliamo in ordine cronologico le leggi che hanno avuto le donne come principali protagoniste e descriviamo il contenuto di quelle più importanti. Esso dimostra quanto sia stato profondo il cambiamento sociale, culturale e giuridico promosso dalle donne nel corso della vita
    repubblicana. C’è un filo rosso che attraversa queste leggi. La promozione della dignità della persona umana attraverso l’inclusione sociale, l’inserimento nel lavoro, la lotta alle discriminazioni, la valorizzazione dei legami familiari. La promozione della parità ed il riconoscimento della differenza femminile. Queste leggi delineano un sistema di welfare solidale, attivo, che prende in carico ciascuna persona, all’interno di uno sviluppo economico che valorizza le risorse umane. Delineano altresì una
    dimensione della cittadinanza che deve essere – per tutti – cittadinanza sociale, civile e politica.
    Promuovono una nuova cultura del lavoro, che deve essere fonte di dignità per tutti, anche delle persone più fragili e che deve saper costruire un’alleanza con gli altri tempi della vita, promuovendo la esponsabilità maschile nei tempi di cura delle persone e della famiglia. Questa nuova concezione del lavoro inizia con
    la legge 860 del 1950 e si conclude con la legge 8 marzo 2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione, per il coordinamento
    dei tempi della città”. Esse sono il frutto di una democrazia basata sul dialogo tra culture, sulla condivisione di valori, sulla partecipazione attiva dei cittadini (…)”.



    Risulta, quindi, difficile comprendere come si possa parlare di patriarcato in un sistema che nasce nella sua stessa essenza costitutiva forgiato anche da valori femminili che hanno contribuito ad improntarne lo sviluppo.

    Di seguito l’elenco delle Madri Costituenti, espressione dello spettro partitico dell’epoca, e della funzione assolta:

    Per il PCI:
    ADELE BEI
    Luogo di nascita: Cantiano (PU)
    Mestiere: casalinga
    In Assemblea: sostiene la parità tra uomo e donna.

    NADIA GALLICO SPANO
    Luogo di nascita: Tunisi
    Mestiere: giornalista
    In Assemblea: interviene in particolare sui temi legati alla famiglia. La sua iniziativa più conosciuta è l’organizzazione, in collaborazione con la Croce Rossa e il Comune di Roma, dei cosiddetti “treni della felicità”, convogli che trasportarono 70.000 bambini meridionali rimasti orfani nelle famiglie del Nord Italia.

    NILDE IOTTI
    Luogo di nascita: Reggio Emilia
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: fa parte della Commissione dei 75, intervenendo in favore della famiglia e dell’emancipazione della donna; è membro della I Sottocommissione, in cui si batte per l’affermazione del principio della parità tra i coniugi, del riconoscimento dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio e delle famiglie di fatto

    TERESA MATTEI
    Luogo di nascita: Genova
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: è Segretaria dell’Ufficio di Presidenza

    RITA MONTAGNANA
    Luogo di nascita: Torino
    Mestiere: artigiana, giornalista pubblicista
    In Assemblea: non interviene ma presenta insieme ad altri diverse interrogazioni

    ELETTRA POLLASTRINI
    Luogo di nascita: Rieti
    Mestiere: funzionaria di partito
    In Assemblea: non interviene ma presenta insieme ad altri diverse interrogazioni

    MARIA MADDALENA ROSSI
    Luogo di nascita: Codevilla (PV)
    Mestiere: chimica, giornalista pubblicista
    In Assemblea: è membro della Commissione per i trattati internazionali. In questo ambito interverrà in merito all'approvazione del Trattato di pace fra l'Italia e le potenze alleate firmato a Parigi il 10 febbraio 1947. Si adopera inoltre per il riconoscimento della parità femminile sia nella famiglia che nel mondo del lavoro e sostiene il diritto delle donne di accedere e di partecipare all'amministrazione della giustizia in campo sia civile che penale


    TERESA NOCE
    Luogo di nascita: Torino
    Mestiere: sindacalista, giornalista pubblicista
    In Assemblea: è membro della Commissione dei 75, dove da un importante contributo all’art. 3 della Costituzione, con l’inserimento della frase “Tutti i cittadini [...] sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso", base giuridica per il raggiungimento della piena parità di diritti tra uomo e donna


    Per il PSI:
    BIANCA BIANCHI
    Luogo di nascita: Vicchio (FI)
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: sostiene diversi interventi in merito alla scuola, alle pensioni e all’occupazione. In particolare si ricorda il suo intervento per il riconoscimento giuridico dei figli naturali.

    ANGELINA MERLIN
    Luogo di nascita: Pozzonovo (PD)
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: è membro della Commissione dei 75 e della III Sottocommissione, dove sostiene il dovere dello Stato di garantire a tutti i cittadini il minimo necessario all’esistenza, per assicurare ad ogni individuo il diritto di crearsi una famiglia. Si esprime anche a favore del diritto di proprietà garantito dallo Stato e accessibile a tutti i cittadini

    ANGIOLA MINELLA MOLINARI
    Luogo di nascita: Torino
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: non interviene ma presenta insieme ad altri diverse interrogazioni


    Per la DC:
    LAURA BIANCHINI
    Luogo di nascita: Castenedolo (BS)
    Mestiere: insegnante, giornalista pubblicista
    In Assemblea: sostiene interventi in merito all’educazione e in favore della scuola pubblica. Ricopre inoltre l’incarico di segretaria della Commissione Istruzione e Belle Arti.

    VITTORIA TITOMANLIO
    Luogo di nascita: Barletta (BT)
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: interviene in difesa dell’autonomia regionale come espressione di libertà e democrazia e a sostegno della pubblicazione da parte dei giornali delle rettifiche di notizie su persone di cui sia stata lesa la dignità.

    MARIA NICOTRA VERZOTTO
    Luogo di nascita: Torino
    Mestiere: crocerossina, dirigente ACLI
    In Assemblea: fa parte della commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e di vigilanza sulle condizioni dei detenuti. Si batte inoltre per la tutela fisica, per le condizioni economiche delle lavoratrici madri e per il controllo della stampa destinata all’infanzia e all’adolescenza


    ELISABETTA CONCI
    Luogo di nascita: Trento
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: è membro della Commissione dei 18, con il compito di coordinare gli statuti speciale regionali di autonomia con la Costituzione.

    MARIA DE UNTERRICHTER JERVOLINO
    Luogo di nascita: Ossana (TN)
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: affianca De Gasperi nella Commissione per i Trattati Internazionali e per l’elaborazione di un accordo con l’Austria sull’Alto Adige. Inoltre fa parte della Sottocommissione d’inchiesta per la riforma della scuola.

    FILOMENA DELLI CASTELLI
    Luogo di nascita: Città Sant’Angelo (PE)
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: interviene in particolare sui temi legati alla famiglia.

    MARIA FEDERICI AGAMBEN
    Luogo di nascita: L'Aquila
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: è membro della Commissione per la Costituzione e membro della Terza Sottocommissione (diritti e doveri economico-sociali).

    ANGELA GOTELLI
    Luogo di nascita: Albareto (PR)
    Mestiere: insegnante
    In Assemblea: fa parte della Commissione dei 75 per la redazione del testo costituzionale e fa parte della Prima Sottocommissione sui diritti e doveri dei cittadini. Interviene inoltre sul potere giudiziario e sul diritto delle donne di accedere agli alti gradi della magistratura.

    ANGELA GUIDI CINGOLANI
    Luogo di nascita: Roma
    Mestiere: impiegata statale, Ispettrice del Lavoro
    In Assemblea: interviene nella discussione della legge, poi ratificata nel 1950, sulla “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”, un deterrente contro licenziamenti e penalizzazioni nei confronti delle donne in maternità



    Per il Fronte dell’Uomo Qualunque:
    OTTAVIA PENNA BUSCEMI
    Luogo di nascita: Caltagirone (CT)
    Mestiere: sindacalista, giornalista pubblicista
    In Assemblea: non interviene ma presenta insieme ad altri diverse interrogazioni. Il suo partito la candida a Presidente della Repubblica, carica poi ottenuta da Enrico de Nicola


    Ora, è fuor di dubbio che il sesso femminile abbia contribuito in maniera determinante a forgiare il nucleo valoriale dello Stato moderno attuale, che noi tutti riconosciamo nella Repubblica Italiana. La stessa Costituzione espressione, come già detto (e com’è sempre bene ripetere), di sensibilità e di istanze tanto maschili quanto femminili afferma in maniera solenne alcuni principi fondamentali in tema di parità di diritti tra uomo e donna:

    Il principio generale di eguaglianza davanti alla legge (art. 3 comma 1)

    “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni politiche, di condizioni personali e sociali”;

    L’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi (art. 29)

    “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. (cod. civ. 143 ss; cod. civ. 159 ss)

    La protezione della maternità (art. 31)

    “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.

    La parità nel lavoro (art. 37)

    “La Repubblica riconosce la donna il diritto a svolgere un’attività lavorativa in condizione di parità con l’uomo e di adempiere la propria funzione materna che deve essere oggetto di una specifica protezione, con la garanzia per la lavoratrice di essere madre senza che la maternità debba o possa pregiudicare la sua posizione lavorativa e la parità di trattamento”

    La parità nella partecipazione politica (art. 48)

    Riferendosi al diritto dell’elettorato attivo, riafferma il principio di eguaglianza sancito in via dall’articolo 3.

    La parità nell’accesso alle cariche pubbliche (art. 51)

    “Tutti i cittadini, dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizione diseguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”.

    Com’è noto, il legislatore sin dagli anni ’50, e dimostrando una sensibilità via via crescente, ha posto in essere diverse misure in favore del sesso femminile, giustificandole come correttivi a situazioni di disparità di genere, in un’ottica di riequilibrio.


    Le leggi:


    - Legge 26 agosto 1950, n. 860 “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”

    - Legge 22 maggio 1956, n. 741 “Ratifica ed esecuzione delle Convenzioni numeri 100, 101 e 102 adottate a Ginevra dalla 34ª e dalla 35ª sessione della Conferenza generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro”. Legge sulla parità retributiva, che ha reso esecutiva la convenzione O.I.L. n. 100 del 1951.

    - Legge 27 dicembre 1956, n. 1441 “Partecipazione delle donne all’amministrazione della giustizia nelle Corti di assise e nei Tribunali per i minorenni”.

    - Legge 20 febbraio 1958, n. 75 “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo
    sfruttamento della prostituzione altrui”. (Legge Merlin)

    - Legge 13 marzo 1958, n. 264 “Tutela del lavoro a domicilio”. Accordo sindacale che abolisce ogni qualificazione specificamente femminile dei contratti di lavoro.

    - Legge 9 gennaio 1963, n. 7 “Divieto di licenziamento delle lavoratrici per causa di matrimonio e modifiche alla legge 26 agosto 1950, n. 860: “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”. Abolisce le “Clausole di nubilato”, vale a dire qualsiasi genere di licenziamento delle lavoratrici in conseguenza del matrimonio,
    clausole che erano frequenti nei contratti di lavoro, prima dell’approvazione della legge n. 7.

    -Legge 5 marzo 1963, n. 389 Pensione alle casalinghe.

    - Legge 9 febbraio 1963, n. 66 che afferma il diritto delle donne ad accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie senza limitazioni concernenti le mansioni o i percorsi di carriera.

    - 1964 Abolizione “Coefficiente Serpieri” in agricoltura introdotto con legge nel 1934, un sistema di valutazione in base al quale il lavoro svolto da una donna veniva considerato pari al 50% di quello svolto da un uomo.

    - Sentenza del 19 dicembre 1968 della Corte Costituzionale. L’adulterio femminile non è più considerato reato. Fino ad allora la moglie adultera e il correo erano puniti con la reclusione fino ad un anno, mentre non era prevista nessuna pena per il marito adultero.

    - 1970 Legge 1° dicembre 1970, n. 898, “Disciplina dei casi di scioglimento di matrimonio” ha introdotto il
    divorzio nella legislazione italiana.

    - 1971 Legge 6 dicembre 1971, n. 1044 “Piano quinquennale per l’istituzione di asili-nido comunali con il
    concorso dello Stato”.

    - 1971 Legge 30 dicembre 1971, n. 1204 “Tutela delle lavoratrici madri”.

    - 1975 Legge 19 maggio 1975, n. 151 “Riforma del diritto di famiglia”.

    - 1975 Legge 29 luglio 1975, n. 405 “Istituzione dei consultori familiari”.

    - 1976 Per la prima volta una donna, Tina Anselmi, viene nominata Ministro (Lavoro e previdenza sociale).

    - 1977 Legge 9 dicembre 1977, n. 903 “Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro” che vieta qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, la retribuzione e
    la carriera.

    - 1978 Legge 22 maggio 1978, n. 194 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.

    - 1979 Nilde Jotti è la prima donna presidente della Camera

    -1981 Legge 5 agosto 1981, n. 442 “Abrogazione della rilevanza penale della causa d’onore”.

    - 1983 Legge 4 maggio 1983, n.184 “Disciplina delle adozioni e dell’affidamento familiare”.

    - 1984 Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è costituita la Commissione nazionale per la
    realizzazione delle pari opportunità, presieduta da Elena Marinucci.

    - 1987 Legge 29 dicembre 1987, n. 546 “Indennità di maternità per le lavoratrici autonome”.

    - 1990 Legge 22 maggio 1990, n. 164 “Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna”.

    - 1990 Legge 11 dicembre 1990, n. 379 “Indennità di maternità per le libere professioniste”.

    - 1991 Legge 10 aprile 1991, n. 125 “Azioni positive per la realizzazione della parità uomo donna nel lavoro”.
    - 1992 Legge 25 febbraio 1992, n. 215 “Azioni positive in tema di imprenditoria femminile”.

    - 1993 Legge 25 marzo 1993, n. 81 “Elezione diretta del sindaco, del presidente della provincia, del consiglio comunale e del consiglio provinciale” Per la prima volta vengono introdotte le “quote rosa” in merito alle elezioni dei rappresentanti degli enti locali. La legge stabilisce che il 30% dei candidati nelle liste per le elezioni amministrative siano donne, ma è stata annullata dalla Corte Costituzionale nel 1995.

    - 1996 Legge 15 febbraio 1996, n. 66 “Norme contro la violenza sessuale”.

    - 1997 Legge 27 dicembre 1997, n. 449 “Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica”. L’articolo 59,
    comma 16 prevede la tutela della maternità delle lavoratrici parasubordinate.

    - 1998 Legge 23 dicembre 1998, n. 448 “Assegno di maternità” (art. 66).

    - 1999 Decreto Legislativo 20 ottobre 1999, n. 300 “Delega al Governo per l’istituzione del Servizio Militare Volontario Femminile”.

    - 1999 Legge 8 dicembre 1999, n. 493 “Norme per la tutela della salute nelle abitazioni e istituzione
    dell’assicurazione contro gli infortuni domestici”.

    - 2001 Legge 8 marzo 2001, n. 40 “Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori”.

    - 2001 Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’art. 15 della legge 8 marzo 2000 n. 53”.
    Il Testo Unico raccoglie le disposizioni contenute in oltre 25 norme ordinando tutta la materia a tutela della maternità e paternità. Vengono sistematizzate le norme vigenti sulla salute della lavoratrice, sui congedi di
    maternità, paternità e parentali, sui riposi e permessi, sull’assistenza ai figli malati, sul lavoro stagionale e
    temporaneo, a domicilio e domestico, le norme di cui usufruiscono le lavoratrici autonome e le libere professioniste.

    - 2001 Legge 5 aprile 2001, n. 154, “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”.

    - 2003 Legge costituzionale 30 maggio 2003, n. 1 “Modifica dell’art. 51 della Costituzione”.
    L’art. 51 della Costituzione («Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici
    pubblici e alle cariche elettive in condizione di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge») viene modificato, con l’aggiunta: «A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini».

    - 2003 Decreto costituzionale 9 luglio 2003, n. 216 “Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro”.

    - 2004 Legge 8 aprile 2004, n. 90, “Norme in materia di elezioni dei membri del Parlamento europeo e altre
    disposizioni inerenti ad elezioni da svolgersi nell’anno 2004”. L’art. 3 prescrive che le liste circoscrizionali, aventi un medesimo contrassegno, debbano essere formate in modo che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati.

    - 2006 Decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell’art. 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246”.

    - 2009 Decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11 (conv. Legge 23 aprile 2009, n. 38), “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”.



    - 2010 Parità sul lavoro. Con il decreto legislativo 5 del 25 gennaio 2010, si rafforza il diritto delle lavoratrici a percepire, a parità di condizioni, la stessa retribuzione dei colleghi maschi. In caso di condanna per comportamenti discriminatori, l’inottemperanza del datore di lavoro al decreto del giudice è punita con l’ammenda fino a 50mila euro o con l’arresto fino a sei mesi.

    Le aziende vengono incentivate con sgravi fiscali a promuovere orari di lavoro flessibili; viene rivista la normativa vigente sul congedo parentale per incentivare il ritorno della donna in ufficio e sono introdotti incentivi per promuovere l’imprenditoria femminile, sanzioni contro le molestie sessuali e la disparità di trattamento sul lavoro


    - 2011 Quote rosa nei consigli di amministrazione. Con la legge 12 luglio 2011 n. 120 si introduce la disposizione in base alla quale gli statuti delle società quotate dovranno prevedere che il riparto degli amministratori da eleggere sia effettuato su un criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi, intendendosi tale equilibrio raggiunto quando il genere meno rappresentato all’interno dell’organo amministrativo ottenga almeno un terzo degli amministratori eletti. Questo criterio di riparto dovrà applicarsi per tre mandati consecutivi e varrà anche per le società soggette a controllo di pubbliche amministrazioni.


    - 2009 Stalking . Nel 2009 con la legge n.38 contro lo stalking e con il suo inserimento nel codice penale dell’art. 612-bis (dopo il 612 che definisce la “minaccia”) tra i delitti contro la libertà morale, lo stalking – inteso come comportamento molesto, ossessivo, persecutorio – diventa reato.


    - 2013 Violenza sulle donne. Nel 2013 viene poi approvato il decreto legge contro il femminicidio e la violenza sulle donne, che prevede l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore, se la vittima è in gravidanza, se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno (anche se non convivente) e prevede l’arresto obbligatorio in caso di maltrattamento e stalking in caso di flagranza.



    I dubbi che oggi, qui, solleviamo sono riassumibili in poche domande:

    - Abbiamo la certezza che gli apparati statali con cui i cittadini devono necessariamente rapportarsi per le interazioni obbligate con la Pubblica Amministrazione siano effettivamente dispensatori di trattamento paritario in relazione al sesso del cittadino?

    - Lo stesso vale per i rapporti inerziali cittadino/Stato?


    - L’attività del legislatore ha condizionato e condiziona questi rapporti?


    Proviamo a rispondere senza preconcetti, sempre con lo sguardo rivolto alle politiche governative degli anni passati.

    Come abbiamo visto nel dettaglio l’indirizzo del legislatore è stato fortemente orientato verso una giurisprudenza in favore del sesso femminile, e questo ha creato – di fatto – una corsia preferenziale per i cittadini con discriminante sessuale. Da un lato, quindi, un’attività legislativa condizionata da un complesso riparatorio non del tutto ancorato alla realtà oggettiva e, dall’altro, la configurazione de facto di uno Stato non più in grado di trattare i suoi cittadini in maniera equa a prescindere dal loro sesso.

    La continua espressione di politiche in favore di uno e uno solo genere sessuale (e non di rado messe in atto a discapito del genere antagonista), e la conseguente, assecondante, legiferazione ha portato, pur senza intenzionalità, alla configurazione golemica di uno Stato sessualmente caratterizzato, dotando l’apparato pubblico di una propria identità di genere: non si corre in errore, oggi, dicendo che lo Stato Italiano, istituzionalmente, sia di genere femminile.


    Che la promulgazione di leggi in favore di un genere sessuale, seppur in teoria motivata alla base da intenti condivisibili (se, e solo se, le motivazioni di innesco fossero ancorate alla realtà), si sia rivelata un’arma a doppio taglio risulta solare dai dati che abbiamo a disposizione: restando all’anno 2018, ad esempio, rileviamo dai dati forniti dalla Caritas che “I padri separati e divorziati rappresentano oltre il 46% dei poveri. Padri costretti a dormire in macchina, a mangiare alla mensa della stessa Caritas o a dividersi in più lavori per riuscire ad arrivare alla fine del mese e mantenere la famiglia, attraverso l’assegno mensile che viene dato al genitore affidatario, rappresentato nella stragrande maggioranza dei casi dalla madre. Il 66,1% dei separati, secondo il Rapporto Caritas del 2014, non riesce a provvedere alle spese per i beni di prima necessità”. Ci troviamo di fronte ad un fatto drammatico, e di questo fatto il dato più allarmante è che si parla di individui caratterizzati da stabilità economica, prima di subire l’iniquo trattamento riservato loro dallo Stato, percorso obbligato per una coppia di genitori in fase di separazione e che ha, come si è visto, due corsie differenti: una a scorrimento veloce e gratuita, riservata alle madri, e una mulattiera gravata da pedaggio per i padri.

    Talmente sentita è questa problematica da parte dei genitori di sesso maschile che, nel tempo, sono nate associazioni spontanee come l’Associazione CODICI che si è sempre battuta per l’affido condiviso e la bigenitorialità, affiancando i numerosissimi casi di padri che si sono rivolti all’Associazione per vedere riconosciuto il loro ruolo nelle decisioni nella vita familiare. La situazione ad oggi è drammatica e la causa di questa emergenza sociale va rintracciata nelle sentenze dei Tribunali e, dunque, nelle decisioni dei Giudici, che fanno finire i padri sul lastrico in fase di separazione: le sentenze – sottolinea Codici – sono incredibilmente sproporzionate a favore delle madri (in Italia nel 92-97% dei casi il figlio viene affidato alla mamma) e ogniqualvolta un padre si ritrova a dover partire da zero, a dover lasciare la casa e a sostenere le spese per il mantenimento dei figli, viene impoverito e diventa a rischio indigenza. L’Associazione CODICI chiede a gran voce ai Giudici di rivedere le ragioni che portano ad una evidente sproporzione nei casi di separazione, che si concludono con il collocamento dei figli quasi esclusivamente presso la madre, la quale in pratica può usufruire di un altro stipendio, mentre mette seriamente a repentaglio il destino dei padri, sempre più impoveriti e fragili di fronte alla decisione della magistratura. “La nuova emergenza sociale è rappresentata dall’impoverimento di quei padri che restano soli dopo la separazione e la colpa è dei Giudici che riducono in stato di povertà, in maniera cosciente e consapevole i padri separati” – questa l’affermazione del Segretario Nazionale di CODICI Ivano Giacomelli, che porta all’attenzione i dati dei Tribunali italiani nelle cause di separazione in Italia.

    E’ imperativo, secondo nostra opinione, e anche perché i tempi sono – con evidenza - maturi, prendere atto del fallimento delle politiche profemminee con una riforma profonda e strutturale del diritto di famiglia.
     
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