"Perchè lo chiamate Patriarcato (sbagliando) "

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  1. Deusfur
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    “Io e la giornalista, una donna di nome Mika Rekai, abbiamo avuto una discussione interessante. […] Ad un certo punto le ho detto che ciò che una volta era il pensiero del femminismo radicale ora è l’opinione generale, non nel femminismo ma nella cultura mainstream. Cioè, per esempio, se ti avvicinassi a qualcuno per strada e gli dicessi “Storicamente le donne sono state oppresse”, la sua risposta sarebbe “Certo”. E ho visto persone MRA e vicine al pensiero MRM come Christina Hoff Sommers imitare questa linea di pensiero, quella per cui le donne in passato erano oppresse in quanto donne.

    La risposta della signora Rekai è stata del tipo, “Scusa ma non credi che le donne fossero oppresse?”

    Ho risposto di no. Ho cercato di spiegarmi, anche se non so se le mie argomentazioni siano state convincenti quanto avrebbero potuto esserlo. E ho fatto riferimento ad una conversazione che ho avuto di recente con mia sorella, che ne sa qualcosa dell’esercito canadese e delle sue operazioni militari, a proposito di certi usi in Afghanistan. In particolare, i costumi locali in uso quando le persone cercano assistenza nelle cliniche gratuite gestite dai militari o dalle ONG. Secondo la tradizione, tocca prima agli uomini, poi ai bambini e per ultimo alle donne.

    Ho chiesto a mia sorella se potesse pensare a qualche ragione, oltre a “gli uomini sono privilegiati” o “per via del pene”, che spiegasse questo uso. Lei mi disse “Beh, suppongo che il motivo sia che se l’uomo muore l’intera famiglia è finita. Che se l’uomo è troppo malato per lavorare, l’intera famiglia soffre”. Allo stesso tempo, attribuiva lo stato delle cose al fatto che sotto il regime Talebano, solo agli uomini era permesso lavorare fuori casa e che gli uomini erano, a tutti gli effetti, i soli a poter anche solo USCIRE di casa senza essere accompagnati.

    Ho accennato alla giornalista, Mika, che i Talebani sono stati molto ingegnosi nel modo in cui hanno costretto entrambi i generi in una serie di regole e doveri molto ristretti e rigidi. Limitano le libertà di coloro che preferiscono la sicurezza alla libertà (le donne) e allo stesso tempo impongono il ruolo di protettore che porta il pane a casa, definendolo ipocritamente “libertà”, a coloro che preferiscono la libertà alla sicurezza (gli uomini).

    In altre parole, se hai due persone, ad una di esse viene imposta di restare in casa e dici all’altra che è libera di uscire… cos’hai? Hai due persone costrette nei loro ruoli e non solo una. La seconda persona è DAVVERO libera di decidere cosa vuole fare? Ci sono solo due persone e una è confinata in casa senza il permesso di lavorare. Qualcuno deve uscire e svolgere i compiti che richiedono interazione con il mondo esterno. Nessuna delle due persone è libera. E una di esse è soggetta a grandi rischi giornalieri in un posto come l’Afghanistan. Ti do un indizio: non è quella che resta dentro casa.
    […] Una cosa che i Talebani non fecero fu riscrivere completamente la legge islamica riguardo al privilegio femminile e agli obblighi maschili.

    Ed è qui il nocciolo del problema, per come la vedo io. L’Afghanistan diventò una società nella quale uscire di casa significava mettere a repentaglio la propria vita e nella quale benché la gente avesse ancora bisogno di mangiare, c’erano poche opportunità di guadagnare soldi o generare produttività. E sotto la legge islamica, le donne non devono addossarsi responsabilità economiche verso nessuno. Neanche verso loro stesse.

    Ho visto un video, non molto tempo fa, nel quale una donna musulmana di nome Zara Faris parlava in modo convincente di come le donne musulmane non abbiano bisogno del femminismo.

    Una delle sue argomentazioni era che la legge islamica non proibisce specificatamente alle donne di lavorare: al contrario, le donne musulmane non solo possono lavorare ma non devono neanche dividere i loro guadagni con le loro famiglie. In sostanza, se una donna musulmana ha un lavoro, i soldi che guadagna sono esclusivamente suoi, mentre a suo marito rimane l’obbligo di provvedere al supporto economico della famiglia, che include ciò di cui la moglie che lavora ha bisogno per mantenersi.

    Lavoro con un uomo libanese che mi ha dato conferma di questa tradizione. Ha una moglie e cinque figli e fa due lavori per mantenerli. Sua moglie sta a casa, ed è esattamente ciò che lui desidera. Non perché sia un misogino oppressore che la sottomette ma perché se lei SCEGLIESSE di lavorare fuori casa, lui e i suoi figli non avrebbero diritto neanche ad un centesimo dei suoi guadagni ma lui dovrebbe comunque continuare a provvedere ai bisogni essenziali della moglie. D’altro canto, se lei lavorasse, sarebbe necessario avvalersi di una baby sitter e al mio collega toccherebbe pagarla. In altre parole, se sua moglie DECIDESSE di lavorare fuori casa, per pagarsi gli sfizi che solo lei avrebbe il diritto di concedersi con i suoi guadagni, lui dovrebbe cercarsi un terzo lavoro per permetterle di farlo.

    E’ questo è… beh, suppongo sia grandioso per molte donne musulmane, quando le cose vanno bene. Ma non così grandioso quando si vivono tempi duri.

    Perchè quando hai un gruppo di persone che DEVE usare la sua produttività per mantenere se stesso e altri, e un altro gruppo di persone che ha il diritto ad essere mantenuto dalla produttività altrui e nessun obbligo ad essere produttivo… beh, quando le cose si mettono male, a quale di questi gruppi verrà proibito di prendere i pochi posti di lavoro disponibili? Quello di coloro che devono usare il loro reddito per mantenere se stessi e la famiglia o quello di coloro che non devono neanche provvedere a mantenersi?

    Sotto la legge islamica, una donna che lavora può, tecnicamente, permettere che i suoi figli muoiano di fame, anche se ha il denaro per nutrirli. Se questi bambini EFFETTIVAMENTE muoiono di fame, sarà suo marito ad essere considerato socialmente, moralmente e legalmente responsabile per essere stato incapace di provvedere ai bisogni primari dei suoi figli. Benché dubito che ci siano donne che farebbero davvero qualcosa del genere, è così che la legge recita.

    In Afghanistan, oggi, una donna con un lavoro (un lavoro del quale non ha bisogno perché secondo la legge islamica lei ha tutto il diritto di essere mantenuta dal marito, dal padre o dal figlio) non solo ruba quel lavoro ad un uomo ma ruba anche il cibo dalla bocca della famiglia di quell’uomo. Se trova un lavoro facile e sicuro (come le donne sono solite fare), l’uomo che rimpiazza sarà costretto a trovarne uno più pericoloso. E se quest’uomo viene ucciso, lei ha rubato il sostentamento alla donna e ai bambini che dipendevano da lui.

    Allo stesso modo, se sua figlia prende uno dei pochi posti disponibili a scuola, al figlio di qualcun altro verrà negata un’istruzione e il futuro lavoro che sarà obbligato a fare, per mantenere se stesso e le persone che hanno il diritto ad essere mantenute da lui, sarà meno remunerativo, rendendo così più bassa la qualità di vita di molta gente.

    E le leggi e i costumi islamici sono così rigorosi per quanto riguarda questi obblighi, in Afghanistan, che si possono trovare ragazzini di 13 anni che si vendono come schiavi del sesso per provvedere alle loro madri e sorelle.

    Qualche eco di questi diritti e obblighi è risuonato in occidente dopo che il femminismo prese piede nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Prima di quel tempo, il reddito e le proprietà di una donna erano incorporati in quelli del marito ma, a seconda delle zone, tutto cambiò tra la metà del 1800 e la fine del secolo, quando i diritti sul reddito e sulla proprietà delle donne divennero una copia di ciò che erano sotto l’Islam.

    Un articolo del Milwaukee Journal del 1912 lo illustra molto bene, esaminando le tattiche delle suffragette britanniche che usarono un cavillo legale per trasformare i loro mariti in attivisti detenuti, manipolando gli esatti standard culturali e legali che sono in gioco anche in Afghanistan. Per approfondire, il reddito e la proprietà di una donna sposata erano stati emancipati, grazie all’attivismo femminista, dall’istituzione della famiglia per qualche tempo. Emancipati non solo dal marito, si badi bene, ma da chiunque non fosse la donna stessa. D’altro canto, l’obbligo patriarcale del marito di finanziare le di lei “necessità” era rimasto intatto e una di queste necessità era il fardello della tassazione del di lei reddito. Se lei aveva un reddito, il marito e i figli non avevano diritto di goderne ma suo marito, e non lei, era la persona che per legge doveva pagare le tasse su quel reddito. Se non aveva i mezzi per farlo, dopo aver provveduto a tutte le necessità materiali della famiglia (inclusa la moglie), era lui a finire in carcere per evasione fiscale.

    Ciò che trovo divertente in tutto questo, dal momento che in occidente queste circostanze si sono verificate solo grazie all’attivismo femminista, è che la legge islamica ha onorato questi particolari ideali di liberazione femminile molto prima che la Dichiarazione dei Sentimenti fosse firmata a Seneca Falls nel 1848, o addirittura prima della Rivendicazione dei Diritti della Donna di Mary Wollstonecraft di fine ‘700.

    Ecco perché l’idea del privilegio maschile è una fesseria. I privilegi sono diritti. Ciò che gli uomini hanno avuto, nei secoli, non era un diritto, perché era un elemento necessario ai loro obblighi. Uno strumento dato all’uomo perché era necessario all’uomo per adempiere ai suoi obblighi legalmente, economicamente e socialmente imposti verso donne e bambini. Non per via del suo pene.

    Ci sono i diritti e ci sono i doveri. Avere un dovere comporta necessariamente l’avere un diritto. I diritti generalmente garantiti aiutano la capacità di adempiere ai propri doveri. Se non si hanno di questi doveri, i diritti richiesti per compierli non solo non sono necessari ma diventano effettivamente deleteri all’abilità altrui di compiere i propri doveri verso di te.

    Se hai il dovere di essere produttivo economicamente e di usare la tua produttività per provvedere economicamente a te stesso e ad altri, devi avere il diritto di praticare attività che fruttino una produttività economica. Se hai il dovere di essere sicuro che tu ed altri abbiano ciò che è necessario come gli abiti, un riparo e del cibo, allora devi avere il diritto di decidere che il denaro venga speso in abiti, riparo e cibo. Se hai il dovere di proteggere te stesso e gli altri, devi avere il diritto di decidere per te stesso e per gli altri che proteggi, e il diritto di metterti in pericolo.

    Se non hai questi doveri, non hai bisogno dei diritti ad essi correlati. Anzi, l’avere quei diritti può persino interferire con l’altrui dovere di fornire i diritti dei quali tu godi grazie ai loro obblighi.

    E quando tutti vivono al livello più basso della gerarchia dei bisogni di Maslow, probabilmente non ti verranno concessi quei diritti perché il fatto che tu li abbia interferirebbe con l’abilità di coloro che ne fanno uso per te e per chi altri ne gode.

    Un marito non può compiere il suo dovere di provvedere alla moglie se la moglie di qualcun altro prende il suo posto di lavoro. Un marito non può compiere il suo dovere di essere certo che la famiglia abbia ciò di cui ha bisogno, se non gestisce il denaro della famiglia. Un marito non può compiere il suo dovere di proteggere la moglie se lei non è obbligata a mettersi al riparo quando lui le dice di farlo.

    Storicamente, tutte queste cose (il sostentamento, la protezione e il supporto) erano diritti FEMMINILI. Privilegi femminili. E, benché io detesti prendere in prestito frasi femministe, ciò che è successo in Afghanistan, riguardo all’impedire alle donne di lavorare e alle bambine di andare a scuola, è essenzialmente un contraccolpo del privilegio femminile. Quando i posti di lavoro sono pochi, non li dai a persone che hanno il diritto di beneficiare del dovere altrui di lavorare. Quando l’istruzione è limitata, non la dai a persone che hanno il diritto di beneficiare del dovere di altri, che sarebbero a loro volta facilitati dall’istruzione nel compiere questo dovere. Dai queste cose alle persone che hanno il dovere di dividere i loro benefici con altri, non a coloro ai quali la legge permette di tenere i benefici tutti per loro.

    L’Afghanistan non è una società che opprime le donne. E’ una società nella quale ognuno è stretto nella morsa di circostanze crudeli e leggi islamiche che opprimono l’uomo con il fardello dei doveri che richiedono diritti, e garantiscono diritti alle donne che non hanno doveri. E ognuno se la cava come può. E il solo modo per “migliorare” la situazione per le donne e le bambine in Afghanistan, ovvero il dare loro accesso al lavoro fuori casa o all’istruzione senza contraccolpi, è eliminare i diritti che le donne hanno al supporto materiale e alla protezione da parte degli uomini, eliminando al tempo stesso il dovere degli uomini a fornire queste cose. Finché non lo si farà, si sprecherà solo tempo, e si danneggeranno coloro che hanno doveri verso tutti tranne che loro stessi e regalando il potere di guadagnare soldi e potere a coloro che non hanno neanche il dovere di nutrire i propri stessi figli.

    Un altro esempio di contraccolpo del privilegio femminile potrebbe essere il rimaneggiamento del gap tra nascite di femmine e maschi in Cina. I feti di sesso femminile vengono abortiti. I neonati di sesso femminile vengono annegati o soffocati. E le femministe vogliono farci credere che è così perché gli uomini in Cina sono privilegiati e sopravvalutati arbitrariamente, mentre le donne sono detestate e volutamente sottovalutate.

    Però, leggendo un quotidiano cinese, si possono trovare articoli che parlano di coppie anziane che fanno causa ai loro figli che non se ne prendono cura nella loro tarda età. Non si trovano mai articoli su coppie che fanno causa alle figlie, perché le figlie non hanno l’obbligo, legale o sociale, di prendersi cura dei genitori. I genitori di una figlia mantengono il dovere di prendersi cura di lei, se non si sposa o se non può (o si rifiuta di) mantenersi da sola.

    A dispetto della sua retorica che vedeva le donne reggere la metà del cielo, Mao non fece niente per assicurarsi che le donne lo facessero quando il cielo era pieno di anziani bisognosi di aiuto economico, non trovate? Ha liberato le donne incoraggiandole a sfruttare la loro produttività economica senza però renderle responsabili neanche di loro stesse ma, assurdamente, ha mantenuto gli uomini incatenati ai loro obblighi tradizionali e non-egalitari.

    In Cina non c’è un vero stato sociale, nulla che somigli all’assistenza sociale o alle pensioni, e solo tuo figlio si deve assicurare che tu non muoia di fame quando sei troppo vecchio per lavorare. E una legge ti permette di avere un solo figlio.

    Cosa potrebbe mai succedere quando unisci questa situazione ad una serie di obblighi e diritti di genere che fanno sì che le coppie che hanno un figlio hanno potenzialmente due figli (figlio e nuora) mentre quelle che hanno una figlia nella migliore delle ipotesi è come se non avessero figli?

    Se alle femministe interessasse davvero quello che accade in Cina, si attiverebbero affinché le donne venissero obbligate a prendersi cura dei loro genitori o emanciperebbero gli uomini da quel dovere. Questo porterebbe alla risoluzione del problema.

    So che ci sono coppie in Cina che desiderano una figlia e che la preferiscono addirittura, perché nonostante il mancato incentivo economico, molte coppie hanno figlie e perché, nelle aree rurali dove le coppie non vengono sanzionate per avere avuto più di un figlio, le coppie hanno spesso un figlio e una figlia.

    Ma non si può impedire alle coppie di preferire un figlio maschio con una legge che prevede un solo figlio se non obblighi le figlie femmine ad essere utili e vantaggiose alle loro famiglie quanto i figli maschi. Non è possibile. Specie se i doveri dell’uomo lo rendono indispensabile ai suoi genitori mentre i diritti della donna la rendono un potenziale peso per i genitori anziani.

    Di certo non si risolve il problema attribuendolo al “privilegio maschile” e alla “mancanza di pari diritti per le donne”. Perché non sono quelle le cause. La causa è la mancanza di pari doveri per le donne. Si possono dare alle donne gli stessi diritti che ha l’uomo ma se non hanno anche gli stessi doveri non saranno trattate allo stesso modo e questa disparità emergerà sotto forme estreme durante circostanze estreme come quella dei trent’anni di decimazione in Afghanistan o della legge che consente di avere un solo figlio in Cina, che fa sì che quell’unico figlio possa essere un sostegno o un fardello quando i genitori sono troppo anziani per lavorare.

    Le società non opprimono la donna o privilegiano l’uomo. Tendono a trattarli e a sfruttarli in modo differente. Il femminismo sembra basarsi sull’espandere i diritti delle donne senza imporre loro doveri, e aumentare i diritti delle donne liberandole dalle restrizioni che erano necessarie all’uomo per garantirli. Si basa sul dare alle donne vantaggi dell’essere uomini senza gli svantaggi, ed eliminare gli svantaggi dell’essere donna senza rinunciare ai vantaggi.

    Quando gli uomini ottennero il diritto di voto (e ben prima di quella data), erano obbligati a servire il loro paese, se necessario, e obbligati a servire le loro comunità tramite il servizio civile e il volontariato, assistendo gli agenti di polizia e così via. Quando le donne ottennero il diritto di voto, non fu imposto loro alcun obbligo reciproco.

    Quando gli uomini ricevevano automaticamente l’affidamento dei figli dopo il divorzio, era perché erano i soli ad avere l’obbligo di mantenere i figli. Quando le prime femministe fecero approvare la TYD (“Tender Years Doctrine”, Dottrina degli Anni Teneri), quell’obbligo non passò alle donne: le madri ottennero l’affidamento ma i padri erano ancora obbligati a fornire il sostegno economico. Incidentalmente, quando questa dottrina fu introdotta, il tasso di divorzi, che era stato costante per secoli, crebbe di 15 volte in 50 anni.

    E la legge che è stata votata di recente in Florida e che avrebbe potuto mettere fine agli alimenti vitalizi? Una delle giustificazioni principali per quella legge era che un numero maggiore di donne si ritrovava a pagare alimenti vitalizi agli ex partner a causa del massiccio aumento della disoccupazione maschile durante la crisi economica, e quelle donne non si aspettavano di doverlo fare e lo trovavano ingiusto. Come numero maggiore di donne intendo probabilmente il 3% di tutti gli alimenti vitalizi pagati in Florida. Cosa se ne deduce? Essere trattate come un uomo in ogni senso non è così bello, vero? E al contrario di ciò che le femministe cercano di dire alla gente, non lo è mai stato.

    Quella legge fu proposta perché alle donne non piace avere gli obblighi normalmente imposti all’uomo, come pagare per tutta la vita il mantenimento dell’ex coniuge, e anche una piccola percentuale di donne costrette a farlo fa sì che la gente rielabori una legge che ha dato agli uomini lo stesso obbligo per decenni se non secoli.

    Diavolo, prova anche solo a suggerire che una donna che sceglie di avere un bambino senza il consenso del padre biologico dovrebbe essere la sola ad avere la responsabilità economica di quel bambino, o, peggio ancora, che una donna che ha deciso di lasciare il marito per noia e si è tenuta i figli dovrebbe finanziare da sola la sua decisione, e dovrai scontrarti con l’opposizione feroce della maggior parte delle femministe. Anche se la stessa situazione (ovvero tenersi i bambini e anche il dovere di mantenerli) è definita un “privilegio storico maschile” e “oppressione patriarcale delle donne” quando riguardava un uomo.

    Francamente, se le donne oggi fossero costrette ad accollarsi il fardello che storicamente è stato imposto all’uomo e per il quale i loro più importanti diritti sarebbero poco più che i mezzi necessari per sostenerlo, penso che il 99% delle donne lo considererebbe un pessimo affare e il 99% delle femministe lo chiamerebbe “oppressione delle donne”. Il fatto che la vedano così mostra quanto le donne siano state privilegiate in molti modi e quanto la visione femminista del mondo passato e presente sia davvero superficiale.

    Ho un’idea. Facciamo fare alle femministe un esperimento.

    Vadano prima in Cina a tentate di diffondere l’idea di obbligare le figlie a sostenere economicamente i genitori come fanno i figli. Vedano quanto queste giovani donne sono entusiaste di accollarsi questo peso come fanno gli uomini.

    Poi, che vadano in Afghanistan a dire alle donne che è loro permesso di fare tutto quello che fanno i mariti: lavorare, studiare, anche avere l’affidamento dei figli. Diavolo, dicano loro che possono avere i lavori MIGLIORI. Tutto quello che devono fare è rinunciare al loro diritto ad essere protette e mantenute e a tutti gli obblighi che gli uomini della loro famiglia hanno verso di loro, che siano padri, mariti, fratelli o figli, al fine di mantenerle, proteggerle, supportarle o aiutarle, e facciano anche loro sapere che dovranno provvedere da sole ai bisogni materiali di ogni figlio che hanno. Te la cavi da sola, tesoro. Grrrrrl power. Buona fortuna.

    Quante donne afghane accetterebbero, secondo voi? Quando anche in un quartiere della classe media londinese, nel quale godono di una serie di diritti simili a quelli dell’uomo e possono raggiungere l’indipendenza economica, le donne musulmane possono rifiutare il femminismo sulla base del fatto che dovrebbero rinunciare ai diritti femminili codificati e sostenuti dagli obblighi maschili?

    Mi spiace dirtelo, Zara Faris, ma non devi preoccuparti di nulla di ciò. Le femministe non stanno per portarti via i tuoi privilegi o per eliminare gli obblighi che tuo marito ha verso di te. Sono interessate solo a privare lui dei suoi diritti e te dei tuoi doveri."
     
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2 replies since 15/3/2021, 01:44   1653 views
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