La condotta femminile: critica della tesi femminista sullo sfruttamento della sessualità femminile

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    Secondo la vulgata femminista, le donne nella pornografia sarebbero mercificate e trattate come auto o vestiti, il cui possesso determina lo status dei maschi. Più bella, più attraente, maggiore il talento, maggiore è l’ansia di possesso e lo status. Questa oggettivazione si estenderebbe anche al soft core e ai media in generale.
    Io ritengo che il termine oggettivazione, trattare gli altri come oggetti, sia fuorviante. Esaminiamone le ragioni.
    Occorre innanzitutto precisare che l’idea è di derivazione kantiana. Della concezione kantiana, le femministe operano una interpretazione estensiva, secondo la quale, trattare gli altri come oggetti è trattare le persone in modo strumentale, ovvero come strumenti per la soddisfazione dei propri desideri o negare loro autonomia e soggettività.
    Ovviamente trattare gli altri come oggetti o come merci significa trattarli in modo immorale o moralmente problematico. “Oggettivare” e mercificare sono termini negativi. Tuttavia, ci sembra che siano molto abusati.
    Osservando infatti le relazioni tra gli essere umani nei moderni sistemi sociali, si potrebbe dire di qualunque persona le cui prestazioni hanno un valore nel mercato capitalistico che è mercificata. La maggior parte dei lavoratori è sostituibile e vale nel mercato tanto quanto valgono le loro prestazioni, anche intellettuali. Il cervello è pur sempre un organo del corpo. È possibile che in una azienda farmaceutica i dipendenti siano pagati in relazione alla qualità della loro ricerca e alla qualità della loro relazioni con i partner dell'azienda. Questo significa che il dipendente, ricercatore o addetto alle pubbliche relazioni, è mercificato, perché le sue prestazioni hanno un valore nel mercato capitalistico, valore che prescinde dalle qualità umane del soggetto, dalla sua bellezza, onestà, simpatia, empatia con gli altri, generosità, ecc.? Il ricercatore i cui studi hanno perché la sua intuizioni sono geniali e che è pagato in base al risultato del suo lavoro non è mercificato, mentre la modella, l'attrice hard o la escort sì?
    La maggior parte dei lavoratori è fungibile, questo significa che sono tutte merci? In tal senso, se non è mercificato il ricercatore che è valutato in base alla qualità dei suoi studi, non si capisce perché dovrebbe essere mercificata la modella della rivista che offre la sua bellezza e la sua grazia per soddisfare le fantasie sessuali degli uomini (o delle donne), o che offre il suo corpo per un servizio di moda.
    Il concetto di mercificazione sembra quindi in gran parte ideologico, nel senso peggiorativo del termine, come quello di oggettivazione. Negare autonomia e soggettività è certamente immorale, ma per giungere a questo è necessario un atto gravemente autoritario. Trattare qualcuno come uno schiavo, cioè come un oggetto, è sicuramente una forma di oggettivazione. Trattare gli altri come strumenti per realizzare i nostri desideri è sempre immorale? Non sembra. Posso frequentare una persona perché è simpatica e trovo gradevole la sua compagnia, e il fatto che mi fa divertire è la ragione principale di tale frequentazione, ma non la sto trattando per questo come un oggetto. Se guardo un comico in tv solo perché è divertente, cioè uno strumento per farmi ridere, lo sto trattando come un oggetto? Se guardo un servizio giornalistico perché è uno strumento per accrescere la mia conoscenza, sto trattando il giornalista come un oggetto? Non ha senso. Se suono in una band insieme a un mio conoscente, solo perché è bravo a suonare, anche se mentre suoniamo fa discorsi sulla politica o su altro che non condivido, questo ne fa un oggetto? Una donna, sposata o fidanzata, che seleziona un ragazzo in una app di incontri e scegli di incontrarlo per un rapporto esclusivamente di natura sessuale, lo sta trattando come oggetto? Tutti noi siamo in molti casi trattati in relazione alle prestazioni fisiche, intellettuali, emotive, sessuali, di cui siamo capaci. Questa “strumentalizzazione”, non ha niente di immorale e il termine, fin qui, non sembrerebbe avere una connotazione negativa. Essa tuttavia diventa problematica quando ci aspettiamo dagli altri qualcosa di più, quando c’è un’asimmetria di aspettative, come tra chi vuole uscire una sera per divertirsi e chi lo fa perché prova un sentimento di amicizia. È nelle relazioni fondamentali, come l’amore o l’amicizia, che la strumentalizzazione risulta problematica o iniqua, perché in questi casi vogliamo essere trattati e amati per quello che siamo, non perché sappiamo siamo bravi a suonare o abbiamo una serie di aneddoti straordinari da raccontare, non perché siamo ricchi o belli. Anche se, tuttavia, bisogna dire che l’amore stesso o l’amicizia non si nutrono di aria, ma di qualità o caratteristiche, in assenza delle quali non ci sarebbe né amore né amicizia.
    La questione quindi sembra essere quelle che vorremmo essere amici di qualcuno o amati da qualcuno per le qualità giuste, come qualità spirituali, non (tanto o solo) per la bellezza o il conto in banca.
    Ora, osservando i rapporti tra uomini e donne, possiamo affermare con sicurezza che le donne siano oggetto di atti autoritari da parte degli uomini? No.
    Possiamo affermare che vi è un'asimmetria di aspettative nelle loro relazioni? Sì.
    Alle luce delle osservazioni effettuate, per stabilire chi "strumentalizza" di più l'altra parte, dovremmo indagare su quali sono le aspettative più diffuse nei due sessi, in grado e natura.
    Sarà oggetto della seconda parte di questo scritto.

    Edited by Deusfur - 12/4/2021, 04:53
     
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    Lo scritto precedente si era concluso con il proposito di indagare su quali sono le aspettative più diffuse nei due sessi, in grado e natura.
    Prima di procedere a questa analisi, ritengo che possa essere utile riprendere le fila del discorso da alcuni punto sollevati nel prima parte dello scritto.
    Abbiamo individuato una differenza tra l'oggettivazione o strumentalizzazione come atto di imperio attraverso il quale si nega autonomia, soggettività e libertà da azione a terzi, rispetto a quella in cui (in assenza delle condizioni suddette) trattiamo gli altri come strumenti per realizzare i nostri desideri. Nell'ambito di questa seconda ipotesi abbiamo individuato la categoria dell'asimmetria di aspettative, che sembrerebbe essere quella problematica. L'oggetto della nostra analisi è il rapporto tra uomini e donne. Poiché la criticità dell'asimmetria risiede nello scambio, può essere utile sottolineare come l'esistenza di questa asimmetria costituisca un postulato dell'essere uomini e dell'essere donne. Diversamente, se "uomini e donne fossero uguali (sotto ogni riguardo) e in particolare nelle ragioni (pulsioni e bisogni) che spingono gli uni verso le altre e viceversa" (Rino Della Vecchia), nessuna asimmetria (e conseguente scambio) potrebbe avere luogo. Qual è la natura di questa diversità di fondo e come si è declinata? (1*)
    In estrema sintesi potrebbe dirsi che gli uomini hanno sempre cercato nelle donne sesso e cura, mentre le donne hanno cercato negli uomini protezione e mantenimento (il fattore riproduttivo ha rilevanza di altro genere, sulla quale qui non ci soffermeremo).
    La struttura del rapporto, fondato su uno scambio che come abbiamo sottolineato è asimmetrico nella natura del baratto sarebbe (stata) quindi la seguente: benefici solo materiali (protezione e mantenimento) contro benefici sia materiali (cura) che psicologici (psicoemotivi: orgasmo) (*2). "Benefici acquisibili anche senza relazioni con l’altro (protezione e mantenimento) o impossibili da ottenere autonomamente (attività sessuale). Libertà potenziale (ora fattuale) per le donne contro dipendenza sistematica e ineliminabile per gli uomini" (Rino Della Vecchia).

    Prima dell'avvento della società industriale avanzata sembrerebbe quindi che i rapporti tra uomini e donne siano stati costituiti da questo scambio. Alla luce di quanto abbiamo scritto sopra, potrebbe dirsi che vi era una strumentalizzazione reciproca.
    Ma con l'avvento della SIA, come rileva Rino Della Vecchia, "l’asse portante della relazione F→M si frantuma attraverso quella che va sotto il nome di “emancipazione femminile”, mentre non subisce alcuna variazione la relazione inversa M→F. Nasce allora un nuovo rapporto che può essere concettualizzato così: mentre le DD non hanno più bisogno degli UU, il reciproco non è vero. Di qui la supremazia strutturale del Genere F. Si tratta di un fatto fondante che potrebbe durare sino a quando esisterà la SIA nei suoi diversi stadi di sviluppo. Stadi che, prospetticamente, lasciano intravedere come certo l’avvento di una società nella quale le attività di polarità maschili (comportanti fatiche, usura, rischi, sporcizia) saranno ridotte a frazioni minimali e infine del tutto eliminate dalla robotizzazione del lavoro. Società dunque in cui tutte le attività produttrici di reddito potranno essere svolte dalle DD".





















    *1) Per una lettura più approfondita si rimanda, sul primo aspetto, agli scritti di Jung e Neumann, sul secondo al seguente link https://ilforumdegliincel.forumfree.it/?t=78372326#newpost.
    *2) "Orgasmo come fatto psichico: ogni entità/evento/esperienza ha ovviamente un sostrato materiale. Si tratta di capirsi." Rino Della Vecchia

    Edited by Deusfur - 23/8/2021, 11:49
     
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