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Stasera vorrei discutere insieme a tutti voi una questione che mi ronzava in testa da mesi, e che il nostro utente Myke ha giustamente riportato alla mia attenzione in privato:
Dovremmo smettere di usare la parola "maschio" ogni qualvolta ci riferiamo a un individuo portatore di cromosomi sessuali XY e/o anche si identifica come maschile, preferendo l'uso del termine "uomo"?
Vi spiego come attualmente la penso: io finora ho sempre usato indifferentemente i due termini come sinonimi. Allo stesso modo in cui io uso femmine e donne indifferentemente.
Tutto per ridurre ripetizioni nei discorsi.
Ma Myke mi ha fatto notare che alcuni uomini troverebbero discriminatorio il termine "maschio" poiché lo hanno sentito troppe volte in bocca ai femministi nella locuzione "maschio bianco etero" o in contesto spregiativo.
Come ben sapete il femminismo si appropria della terminologia disponibile sovrascrivendone il significato a sua convenienza, in questo caso caricando la parola "maschio" di significato negativo.
Perciò, a mio avviso, non vorrei lasciarmi condizionare da questa appropriazione indebita di significato. Tantomeno assecondarla.
Inoltre potrei dire che "maschio" vada bene anche in senso sommario, dato che biologicamente in natura è Mediamente appunto il maschio di specie x a doversi sbattere per accoppiarsi (e questa mia considerazione non giustifica/condona minimamente la condizione biologica del maschio, tanto quanto non giustifica altri comportamenti naturali come lo stupro o l'omicidio, per chi ci legge)
D'altro canto, io mi sentirei usare indifferentemente maschio e uomo per combattere la competizione intramaschile.
Per dire: "tu non sei un vero uomo se non scopi..."
O anche il detto:
"Gli individui di sesso maschile che vivono ancora coi genitori sono maschi. Quelli che vivono da soli, sono uomini".
P.S. se notate, io ho scritto di poter considerare maschi anche i trans FtoM. Sia perché sono personalmente portato a empatizzare con le difficoltà a trovare partner di tutti.
In special modo, i trans MtoF che dopo la transizione, a quanto so, toccano con mano la difficoltà a trovare relazioni per gli uomini ordinari, come Norah Vincent ci ricorda.
Cosa ne pensate?
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Su questo tema ho scritto a suo tempo (incidentalmente) qui: https://ilforumdegliincel.forumfree.it/?t=78614053
La duplice morale del pensiero femminista.
Sotto questo profilo è difficile da contestare che il pensiero femminista spinga alle estreme conseguenze una specie di teoria della duplice morale, - la morale che secondo femministe va tenuta in conto per le donne non deve avere alcun rapporto con la morale applicata agli uomini (i “maschi”) - ma anche che una qualsiasi morale è inconcepibile per coloro che il femminismo designa come oggetti di demofagia (è infatti interessante rilevare l’uso iterativo della parola «maschio» nel lessico femminista, per indicare sia gli uomini che commettono alcune azioni o che godono – secondo il pensiero femminista - di particolari privilegi, sia la categoria degli uomini tutta quanta: il termine «donna» invece, mai è sostituito o diventa sostituibile con quello di «femmine». Tale prassi suggerisce che gli uomini, come corpi sessuati maschili, non abbiano sostanzialmente “natura umana”: sono «maschi» appunto, animali non umani, in contrapposizione alle donne, che «donne» rimangono).
Sui trans per me il sesso è quello che hanno, non quello che si atrribuiscono facendosi castrare o togliere l'utero (pratiche che io non consentirei). Poi so benissimo che oggi come oggi è impossibile vietare la castrazione e amputazione di parti del proprio corpo, vieni tracciato di transfoboia, omofobia o quello che è. A poco a poco andrebbe fatto capire che se uno vuole farsi tagliare il cazzo non è una cosa da assecondare con tutti i discorsi sulla identità di genere. Di recente avevo pure letto una statistica che mostrava che tra i transessulai la percentuali di persone con autismo e altri disturbi era altissima: tu a un autistico lo assecondi facendosi intossicare il corpo di farmaci e tagliare il cazzo?
So che non era questo l'oggeto della discussione, ma visto che l'hai sfiorata ne ho parlato.
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Mi hai fatto venire in mente un'idea....
Per il momento ti rispondo con un politicissimisticamentissimamente corretto: "dipende dal grado dell'autismo e se questo compromette eccessivamente la capacità di autodeterminazione dell'individuo".
O almeno è quello che ho letto in discussioni pro-trans.
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in cui si faceva riferimento a questa statistica sull'autismo?
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CITAZIONE (Deusfur @ 19/5/2023, 23:57) in cui si faceva riferimento a questa statistica sull'autismo?
Non ricordo esattamente dove, quindi prendi con le pinze ciò che ho detto. Erano commenti in spazi pro-trans.
Spazi dove qualsiasi disturbo psicologico dei trans veniva spiegato con la teoria della società cis-etero normata che, essendo anti-trans, fa insorgere quei problemi.
Non necessariamente l'autismo.
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