Definizioni di 'conoscenza’ e Questione Maschile (introduzione)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Amministratore
    Posts
    33,066
    Reputation
    +13,208

    Status
    Anonymous
    Nel redigere il seguente testo, mi baserò su diversi testi, che verranno indicati di volta in volta. Questa prima parte propone delle tesi contenute in "Conoscenza giuridica e concetto di diritto positivo", Villa, Torino, 1993.

    1. Il vocabolo ‘conoscenza’, così come del resto, i suoi sinonimi in tante altre lingue moderne, soffre di una di “ambiguità strutturale”, ambiguità che è peraltro comune anche ad altri vocaboli (’interpretazione’, ‘applicazione’, ‘definizione’, ecc.) usati per denotare, indifferentemente, sia le modalità di attuazione che i risultati delle attività che costituiscono il loro campo di riferimento. Nello stesso senso, anche l’ambiguità del vocabolo ‘conoscenza’ è dovuta al fatto che il vocabolo in questione è usato per denotare l’attività del conoscere (con le sue modalità e i suoi presupposti) e i risultati di tale attività (ad esempio, una data “teoria” come prodotto di una certa attività conoscitiva).
    Abbiamo quindi due nozioni (attività e prodotto) che sono, appunto, differenti, e che, dunque, necessitano di due autonomi livelli di analisi. Propongo a tal fine di introdurre, nell’ambito della nozione ‘conoscenza’, due locuzioni diverse, per denotare, in un primo senso, l’attività conoscitiva, nei suoi presupposti epistemologici e “metafisici”, nei suoi metodi, nelle sue varie articolazioni, nei soggetti che la pongono in essere, ecc.; nel secondo senso, i prodotti della conoscenza (e cioè in particolare, come vedremo in seguito, i programmi di ricerca e le teorie che la conoscenza produce). Avremo così, da un lato, la conoscenza attività e dall’altro, la conoscenza prodotto.
    Ve da sé che questa distinzione non può mai pretendere di creare compartimenti stagni fra due cose (fra attività conoscitive e loro risultati, fra metodi e teorie, ecc.) che sono inseparabilmente connesse, e tra le quali vi sono, bisogna riconoscerlo (a meno di non voler avere una visione ingenua della conoscenza, che più in là qualificherò come descrittivistica), interazioni continue. Mi sembra molto utile e opportuno, tuttavia, sforzarsi di isolare concettualmente i due gruppi di problemi, pur nella consapevolezza della loro ineliminabile connessione. Anche per quanto riguarda la conoscenza sociologica suggerisco pertanto, per le ragioni suddette, di distinguere, nello stesso senso, fra conoscenza sociologica-attività e conoscenza sociologica-prodotto.

    La nozione di conoscenza è inevitabilmente contrassegnata dalla presenza di elementi di carattere valutativo. Nella nostra cultura, in effetti, essa è generalmente fatta oggetto di apprezzamenti fortemente positivi; e dunque sostenere che una certa attività ha carattere “conoscitivo”, o, meglio ancora, carattere “scientifico”, implica anche, molto spesso, convogliare su quella data attività le locuzioni positive che la locuzione di per sé possiede. Quando, per fare un esempio che ci riguarda da vicino, si qualifica l’attività dei sociologi o dei teorici degli studi di genere come “scientifica”, molto spesso uno degli obiettivi, più o meno dichiarati, di chi lo fa è quello di accreditare una valutazione positiva di queste attività, per come sono esse di fatto svolte (nel caso si proponga un modello decisamente prescrittivo di scienza sociale).
    Ma la problematicità della nozione di “conoscenza” non dipende solamente da questo. Bisogna anche aggiungere che tale nozione possiede, nella nostra cultura, una sorta di “ambiguità supplementare” che dipende dal fatto che il suo significato oscilla su di uno spettro di estensione troppo ampio, per poi essere fatalmente attratto da poli opposti dello spettro, e cioè: i) da quello costituito da un significato estremamente ampio e indifferenziato, che in alcuni casi finisce addirittura per coprire, come nelle configurazioni proposte da alcune recenti epistemologie evoluzionistiche (v. Ceruti (1989)), tutti gli aspetti della vita degli organismi (<<la vita è cognizione>>); ii) da quello costituito da un significato eccessivamente ristretto, per il quale solo alcune forme più rigorose di conoscenza empirica (rappresentate dalla scienze naturali) sono da considerare come istanze “genuine” di conoscenza.
    Un altro importante aspetto, che aggrava ulteriormente la situazione, è relativo alle forti connotazioni metafisiche (in un senso di ‘metafisica’ che verrà chiarito in seguito) di cui si carica inevitabilmente ogni interpretazione del significato della nozione di ‘conoscenza’. Tale significato non può non essere influenzato, infatti, dalla visione del mondo (e dei soggetti conoscenti in quanto “abitanti di questo mondo”) cui di volta in volta si ispira che si preoccupa di fornire una definizione della nozione.
    Si può senz’altro affermare, a questo proposito, che a visioni del mondo diverse corrispondono definizioni di conoscenza diverse.

    Edited by Deusfur - 9/4/2021, 01:54
     
    Top
    .
0 replies since 8/4/2021, 23:46   258 views
  Share  
.