La fabbricazione dell'immaginario femminista (1)

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    Santiago Gascò Altaba,
    www.lafionda.com/la-fabbricazione-...NdNIbJYAA0oRBGQ

    Le parole sono importanti. Con le parole si governano interi popoli e si orientano le loro coscienze. «Per ogni partita del Mondiale del Qatar saranno morti 62 lavoratori». Lavoratori o uomini? «Finora sono morti 1.420 operai del Nepal, dell'India e del Bangladesh». Operai o uomini? «Playfair Qatar stima che potrebbero morire più di 4.000 persone nella costruzione degli stadi». Persone o uomini? «Human Rights Watch accusa la FIFA di permettere lo sfruttamento lavorativo (in Russia) […]. Secondo la relazione, sono morti 17 lavoratori...». Lavoratori o uomini? «Schiavi per costruire stadi, ospedali e alberghi in Qatar». Schiavi o uomini? «Amnesty International denuncia le condizioni di lavoro forzato di migliaia di impiegati». Impiegati o uomini? Questi sono solo semplici esempi di tre notizie, di quello che è una legge non scritta nel modo di riferire le notizie nel giornalismo. Nei media:
    Non muoiono uomini. Muoiono LAVORATORI.
    Non muoiono uomini. Muoiono IMMIGRATI.
    Non muoiono uomini. Muoiono MINATORI.
    Non muoiono uomini. Muoiono SOLDATI.
    Non muoiono mariti. Non muoiono e basta.
    Non vengono uccisi uomini. Vengono uccise PERSONE.
    Non vengono picchiati uomini. Vengono picchiati MANIFESTANTI.
    Non scompaiono uomini. Scompaiono SOLDATI.
    Non vengono torturati uomini. Vengono torturati PRIGIONIERI.
    Non vengono imprigionati per errore uomini. Vengono imprigionati INNOCENTI.
    Non vengono discriminati gli uomini. Vengono discriminate le VITTIME.
    Non vengono abusati sessualmente bambini maschi. Vengono abusati BAMBINI/E.
    Invece:
    Non muoiono lavoratrici. Muoiono DONNE.
    Non muoiono immigrate. Muoiono DONNE.
    Non muoiono soldatesse. Muoiono DONNE.
    Non muoiono mogli. Muoiono DONNE.
    Non vengono picchiate manifestanti. Vengono picchiate DONNE.
    Non vengono torturate prigioniere. Vengono torturate DONNE.
    Non vengono mercificate le prostitute. Vengono mercificate le DONNE.
    Non vengono discriminate le vittime. Vengono discriminate le DONNE.
    E ancora, nei media:
    Non uccidono gli assassini. Uccidono gli UOMINI.
    Non stuprano gli stupratori. Stuprano gli UOMINI.
    Non vanno in galera i criminali. Vanno in galera gli UOMINI.
    Non vanno a prostitute i puttanieri. Vanno a prostitute gli UOMINI.
    Non vengono uccisi i figli da uomini depressi o malati. Vengono uccisi dai PADRI.
    Invece:
    Le donne non uccidono. Uccidono le ASSASSINE.
    Le donne non stuprano. Non stuprano e basta.
    Le donne non si prostituiscono. Si prostituiscono le PROSTITUTE.
    Le madri non uccidono i figli. Vengono uccisi da donne DEPRESSE o MALATTE.
    Nel 1988 Edward S. Herman e Noam Chomsky scrivono La fabbrica del consenso, dove analizzano il modello di propaganda (nel mondo occidentale). Il libro spiega la disparità nel trattamento mediatico delle vittime a seconda che siano ritenute "meritevoli" o "non meritevoli", cosa che verrebbe decisa dal contesto della loro morte, vittime di una dittatura nemica (comunista) o di una dittatura alleata, anche quando le loro morti fossero uguali per numero e brutalità. Ad esempio, un prete assassinato in America Latina riceverebbe (all'epoca) 100 volte meno attenzione di un sacerdote assassinato in Polonia. Scrivono gli autori: «Un sistema di propaganda, in coerenza con le proprie finalità, presenterà le persone perseguitate dai propri nemici come meritevoli di considerazione, e quelle trattate con crudeltà uguale o superiore dal proprio governo o dai suoi alleati come vittime non meritevoli di considerazione. Se le vittime in questione siano meritevoli oppure no, emergerà con chiarezza dal rilievo e dalla natura dell’attenzione e dell’indignazione». Questo modello di Herman e Chomsky, che faceva riferimento alle idee politiche, può essere applicato perfettamente alla questione di genere e il sesso delle vittime. Scrivono ancora (traduzione mia): «La nostra ipotesi è che le vittime meritevoli riceveranno un trattamento prominente e drammatico, saranno umanizzate e il loro sacrificio riceverà un trattamento dettagliato e contestualizzato che genererà interesse e simpatia nel lettore. Al contrario, le vittime non meritevoli riceveranno solo un breve cenno, un'umanizzazione minima e un trattamento decontestualizzato che non alimenti passioni e non faccia infuriare». A proposito della trasmissione dell'informazione scrivono: «[traduzione mia] Mentre la copertura giornalistica di una vittima meritevole di solito è ricca di dettagli ed espressioni cruente che mettono in risalto le atrocità commesse e chiedono giustizia, le informazioni che si riferiscono a vittime meno meritevoli smorzano i toni, con l'intenzione di eliminare la carica emotiva, e di solito fanno riferimento a sentite e filosofiche generalizzazioni sull'onnipresenza della violenza e della tragedia insita nella vita umana».
    Forse qualcuno non se ne ancora accorto, ma viviamo all'interno di un conflitto, la guerra dei sessi, esplicitamente proclamata dal femminismo (rimando alla lettura dell'opera La grande menzogna del femminismo, note pp. 31-32). Una guerra ideologica, con pesanti ricadute nel mondo spirituale e materiale di tutta l'umanità. Prima regola in guerra: disumanizzazione del nemico, dell'oppressore; umanizzazione e vittimizzazione di se stessi, autoproclamazione dello status di vittima. Lo si fa con le parole, con le idee, con il linguaggio, con la propaganda. Gli UOMINI non sono vittime meritevoli. Gli UOMINI non muoiono, non soffrono, non vengono discriminati, non patiscono la fame, ecc. Lo fanno i tassisti, i minatori, i disoccupati, gli ubriaconi, i soldati, gli impiegati, i cittadini, gli elettori, gli studenti... Gli UOMINI non costituiscono un collettivo sociale, non possono né soprattutto devono acquisire coscienza di gruppo, non devono rendersi consapevoli delle proprie problematiche da risolvere. Le DONNE invece sono vittime meritevoli, costituiscono un collettivo sociale, con le proprie problematiche da risolvere e i propri “nemici” da combattere. Le DONNE sono sempre DONNE, quando soffrono e quando festeggiano, quando subiscono discriminazione e quando sono elette alla presidenza del governo. Sono DONNE, e in quanto donne subiscono discriminazione, sofferenza o conquistano il successo. Da oltre mezzo secolo ad oggi, nel mondo occidentale, i media, le istituzioni, la scuola si danno da fare per costruire una coscienza di gruppo tra le donne: le DONNE sono DONNE, e ciò che capita loro, nel bene e nel male, capita in quanto donne. Con la stessa caparbietà con la che si cerca di costruire una coscienza femminile, i media, le istituzioni, la scuola si danno da fare perché gli uomini non acquisiscano alcuna coscienza di gruppo. Non ci sono stragi di UOMINI. Ci sono stragi di DONNE. Nei media solo le DONNE muoiono.
     
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